ENEA DE ALBERTI | Intervista


1. Cosa vuol dire per te fare parte del progetto Arditi d'Oro?
Ovviamente sono lusingato per il fatto di essere stato considerato all'altezza del progetto. Mi è piaciuta, in particolare, la fiducia concessami praticamente a scatola chiusa: “Dieci pagine A4 carattere 10 !" su un personaggio di cui non sapevo nulla da scriversi entro pochissimo tempo. O la prendi come una pazzia o come una sfida. Pur avendo palesi sintomi di pazzia – ben nascosti! – l’ho interpretata come una bella sfida. Una sfida soprattutto con me stesso per non sfigurare in mezzo a tanti bravi scrittori e, ancor più, per riuscire a dipingere al meglio la figura dell’Ardito che mi è stata assegnata.

2. Raccontare la vita, le imprese e i sacrifici di ragazzi che hanno combattuto e in alcuni casi dato la vita è un onore, ma anche un onere. Come hai vissuto questa impresa ardita? 
Confesso di aver avuto un innamoramento tardivo nei confronti degli Arditi. Con la collaborazione di mia moglie ho impiegato due anni di ricerche per scrivere il libro riguardante la breve vita e la prematura morte di mio prozio Ermenegildo, Ardito del II reparto, sacrificatosi alla difesa di Udine nei giorni di Caporetto. E a distanza di cento anni li ho conosciuti, conosco Sdricca, ho presentato il libro a Manzano, ho annusato l’aria del Kolovrat, dell’Isonzo, siamo saliti sulla Bainsizza, ci siamo emozionati davanti alla chiesetta di San Bernardo, abbiamo immaginato il Torre gonfio di acqua e ovunque i nostri occhi hanno visto giovani impegnati a morire con le fiamme nere sul bavero intrise del loro sangue. Nessuna retorica, sono morti per noi, per l’Italia, per la vittoria, OK…noi abbiamo visto giovani diversi da molti che sarebbero venuti dopo; giovani affrontare il pericolo senza fuggire, giovani che hanno spesso vissuto sopra le righe la loro breve vita. li abbiamo confrontati con il perbenismo artificiale e con l’egoismo diffuso dei nostri giorni e, pur non avendo nessuna impostazione di tipo militare, ce ne siamo innamorati.

3. Raccontaci della scelta/e dell'ardito/i di cui hai narrato le gesta. Come mai proprio lui/loro? 
"…Houston abbiamo un problema" avrebbe detto qualcuno…non sapevo chi scegliere! Ho scelto Lamberto De Bernardi per parziale assonanza col mio cognome e per le sue origini spalmate su Piemonte e Lombardia. Mi sarebbe piaciuto un contatto con i possibili discendenti ma non ne ho avuto ne il tempo ne il modo. In realtà ho fatto un po’ di telefonate ad associazioni varie; ne ho ricavata l’impressione che in ricordo di eventi passati più che altro ci si trovi, si mangi e si beva…e non è una cosa del tutto sbagliata!

4. Parliamo delle scelte narrative e stilistiche che hai adottato. Ci hai ragionato molto? Cosa ti ha portato a scegliere? 
Qui la risposta è rapida, che dico? Telegrafica. Ho sempre scritto di getto, non sono uno scrittore, a volte neanche mi rileggo. Butto giù sensazioni, emozioni, stati d’animo,ecc. Se mi rileggessi comincerei a specificare, sottolineare, commentare, correggere…no! Tutto in due minuti, anche queste righe. Tra l’altro è pure divertente!

5. In questi ultimi anni stanno uscendo davvero tanti libri sulla Grande Guerra e anche sugli Arditi. Supponiamo si debba scegliere... perché leggere Arditi d'Oro e non qualcos'altro?
Detesto la storia scritta dagli storici: le date, i riferimenti, le citazioni, le note a piè di pagina, la bibliografia, il dotto elenco delle fonti. Ovviamente tutto questo è terribilmente importante e nessuno si dovrebbe permettere di ambientare un racconto storico al di fuori del suo contesto, ma…la storia dell’uomo, di un uomo con i suoi pregi, i suoi difetti, le sue ambizioni, le sue paure è mille volte più avvincente. "Arditi d’Oro" penso possa essere il piccolo/grande racconto dell’uomo nel contesto della grande tragedia che è la guerra.

6. E a proposito di libri, consigliaci un libro sulla Grande Guerra che dovremmo leggere a tutti i costi e perché (a parte Arditi d'Oro ovviamente).
La solita domanda con risposta inserita. Consiglio vivamente “Sulle tracce dell’Ardito” libro prima pensato, poi sognato ed infine scritto Vorrei tanto poter vedere le facce di mio nonno, mio padre e di tutti gli appartenenti alla mia famiglia che non ci sono più. Vorrei sentirmi dire da loro: “Bravo, hai riportato a casa il Gildo”. Vorrei dirgli che il seme dei loro racconti ha attecchito e che la foto del giovane che nessuno aveva dimenticato ora appare sulle pagine del libro di Roberto Roseano dedicato al II reparto Arditi. E, non ultimo, vorrei dire grazie a mia moglie Giuliana che si è fatta una settimana di vacanze a Caporetto senza fiatare.

7. Che cosa ti aspetti da Arditi d'Oro? Come verrà accolto secondo te dai lettori? Il pubblico dei lettori di libri a tema storico è particolarmente esigente... dici che verrà promosso o verrà eletto a nuova Cazzullata di fine 2018?
Non so che cosa è una Cazzullata anche se la posso immaginare. In fondo, dicevano i Latini: "Omen Nomen". Non credo e spero nulla, mi piacerebbe che il libro non fosse acquistato solo per regalo a parenti e amici o da uno sparuto gruppo di discendenti. Insomma non vorrei succedesse, come nei concerti in piazza della banda del paese, che il pubblico fosse composto solo dalle mogli dei suonatori e dalle autorità.

8. Questo libro potrebbe avvicinare i ragazzi più giovani agli arditi oppure pensi che la Grande Guerra sia materia vietata per gli under 30?
Durante una gita in pullman (se ne fanno ancora !) siamo passati dalle parti di Solferino. Dietro, sul sedile posteriore, il nutrito gruppo di ragazzini alternava il casino solito di quell'età al posteggio del cervello sullo schermo del telefonino. “Chi di voi sa dirmi che cosa è successo a Solferino?” ho chiesto sapendo di interpretare al meglio il ruolo del vecchio saccente, sadico e pure un po’ stronzo. Non riferisco le risposte, hanno confuso prima, seconda e terza immaginaria guerra mondiale, qualcuno ha citato Napoleone. L’unico che ha parlato di guerre di indipendenza si è beccato una salva di insulti. Che tristezza!

9. Il 2019 si avvicina... avremo modo di vederti ancora all'opera con carta e penna (o mouse e tastiera)? Cosa bolle in pentola? 
Ho scritto la storia del mio paese natale (Golasecca in provincia di Varese) con particolare attenzione ai nomi di contrade, approdi, sorgenti, ecc. Ho scoperto un’enorme quantità di toponimi di antichissima origine celtico/leponzia. Poi ho scritto un trattatino sulla battaglia del Ticino tra Annibale e Scipione con ,credo, nuove ipotesi sul luogo della battaglia stessa. Si accettano incarichi per nuovi scritti!

NOTA BIOGRAFICA
Nato a Golasecca (Varese) il 25 Febbraio 1951. Da più di quarant’anni svolge l’attività di Medico di famiglia a Cossato (Biella). È pronipote di un Ardito del II Reparto d’assalto di Sdricca caduto nella difesa di Udine. Ha scritto a quattro mani con la moglie Giuliana il libroricerca "Sulle tracce dell’Ardito" pubblicato da Gaspari Editore nel 2008, avente come teatro la Prima Guerra Mondiale. Nel 2014 ha scritto il romanzo "Ritorno a El Alamein" pubblicato in versione e-book da EEE, una storia ambientata nella Seconda Guerra Mondiale. Nella speranza di non dover scrivere nulla sulla terza è autore di saggi sulla storia locale. Appassionato musicista suona la tromba da sempre.




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