PAOLO VOLPATO | Intervista


1. Cosa vuol dire per te fare parte del progetto Arditi d'Oro?
Mettersi in gioco su un progetto nuovo, “ardito”, una scommessa letteraria. E avere una nuova occasione per parlare degli Arditi, dare un giusto ricordo di questi uomini, riportandoli nel recinto della verità.

2. Raccontare la vita, le imprese e i sacrifici di ragazzi che hanno combattuto e in alcuni casi dato la vita è un onore, ma anche un onere. Come hai vissuto questa impresa ardita? 
Avendo trattato spesso di Arditi nei miei libri, ho acquisito una tale familiarità con questi ragazzi che quasi mi sembra di averli conosciuti. Certamente, dare loro voce vuol dire assumersi l’onere di far capire oggi cosa pensava e come agiva un ragazzo, non un coetaneo, di cento anni fa. Per questo è importante non dimenticarli e non dimenticare che molto spesso hanno dato il bene più prezioso per il nostro Paese.

3. Raccontaci della scelta/e dell'ardito/i di cui hai narrato le gesta. Come mai proprio lui/loro? 
Potrei dire che la proposta di Roberto Roseano si era ridotta a poche figure, ma scegliere Vitali e Zanfarino voleva dire rianalizzare quanto già trattato in altre pubblicazioni, uscire dalla (a volte) fredda analisi del fatto storico per cercare di dare corpo e voce alle medaglie d’oro, Eroi fra gli eroi. Con loro idealmente a fianco, ho percorso tante volte le dure gobbe dell’Asolone, ne ho esplorato gli anfratti, ho tentato di immaginare dove potevano aver camminato, corso, combattuto, madidi di sudore, sporchi di sangue, impastati di terra, bagnati di pioggia. Come ho già detto, mi sembra di averli sempre conosciuti.

4. Parliamo delle scelte narrative e stilistiche che hai adottato. Ci hai ragionato molto? Cosa ti ha portato a scegliere? 
Ho scritto i due racconti di getto, con pochissime correzioni, travolgendo il nostro Roberto, segno che la mia tastiera aspettava solo un input per tirare fuori qualcosa che covavo dentro da tempo. Ma ciò che mi ha più sorpreso è il fatto che molti di noi hanno seguito un taglio narrativo molto simile, tutti avevamo già interiorizzato il loro essere Arditi e pronti ad esternarlo. Un bellissimo lavoro corale, spero che il nostro narrato coinvolga il lettore quanto ha coinvolto noi.

5. In questi ultimi anni stanno uscendo davvero tanti libri sulla Grande Guerra e anche sugli Arditi. Supponiamo si debba scegliere... perché leggere Arditi d'Oro e non qualcos'altro?
Perché Arditi d’Oro sembra proprio un romanzo con una sua continuità spazio temporale felicemente composta da dieci menti che, pur non avendo mai interagito assieme, pongono di fronte al lettore venti uomini in carne ed ossa. Riusciamo a seguirli nei loro passi, nei loro pensieri, nei loro ultimi istanti. È qualcosa di nuovo nel panorama storico letterario, soprattutto in un anno, l’ultimo del centenario, in cui le proposte librarie non sempre sono state all’altezza dell’evento.

6. E a proposito di libri, consigliaci un libro sulla Grande Guerra che dovremmo leggere a tutti i costi e perché (a parte Arditi d'Oro ovviamente).
"La Paura", di Gabriel Chevallier. Dopo averlo letto avevo deciso di non scrivere più. Cosa posso capirne io delle sofferenze patite da quei poveri e sfortunati ragazzi? Un pugno nello stomaco, anzi una scheggia nella testa.

7. Che cosa ti aspetti da Arditi d'Oro? Come verrà accolto secondo te dai lettori? Il pubblico dei lettori di libri a tema storico è particolarmente esigente... dici che verrà promosso o verrà eletto a nuova Cazzullata di fine 2018?
Non voglio giudicare le opere di altri autori, spero solo che i lettori capiscano e premino la ricerca e la passione sincera. La ricerca, perché tutti noi da anni studiamo e soprattutto cerchiamo negli archivi e sul campo le testimonianze vere e ai più sconosciute, per dare risposte e far emergere la verità storica. La passione, perché se affrontiamo il tema della grande guerra, e degli Arditi, lo facciamo per amore della storia e dell’Italia. E già tale affermazione mette i brividi addosso.

8. Questo libro potrebbe avvicinare i ragazzi più giovani agli arditi oppure pensi che la Grande Guerra sia materia vietata per gli under 30?
Per esperienza personale, credo condivisa da molti di noi, se spiegata bene ai ragazzi la storia appassiona sempre. Oggi poi, con gli strumenti che hanno a disposizione, è veramente facile scoprire, approfondire, entusiasmarsi. Se sono stati riscoperti i Medici con una fiction televisiva, penso che se proposti correttamente anche gli Arditi e comunque tutti i soldati che hanno combattuto nella grande guerra possono entrare nel cuore e nella mente di giovani e adulti.

9. Il 2019 si avvicina... avremo modo di vederti ancora all'opera con carta e penna (o mouse e tastiera)? Cosa bolle in pentola? 
La domanda che mi fanno sempre tanti amici e lettori... Per ora è uscita la ristampa di “Solstizio di Sangue”, con il nuovo titolo “Monte Grappa Giugno 1918”, Itinera Progetti Editore, arricchito di alcune collaborazioni di amici, guarda caso familiari di Arditi. E poi, con e per Gaspari Editore, è uscito “L’ultima carica verso il Paradiso”, un’altra storia che vede protagonisti altri ventenni. Tra loro un Bersagliere Ardito, Alberto Riva Villa Santa. Un’altra medaglia d’oro. L’ultima di una lunga serie.


NOTA BIOGRAFICA
Nato a Roma nel 1963, dove vive e lavora. La famiglia è originaria del Veneto. Socio della Società Storica per la Guerra Bianca. Autore di diverse pubblicazioni sulla Grande Guerra, incentrate soprattutto sui combattimenti avvenuti sull’Altopiano dei Sette Comuni e sul Monte Grappa. Tra queste: "Vittoria ad ogni costo - Le battaglie dei Tre Monti", "Ortigara Calvario degli Alpini", "Sull’orlo dell’abisso - Monte Cornone Sasso Rosso Monte San Francesco", "Morire per il Grappa - Monte Asolone 1917-1918". Con Paolo Pozzato ha pubblicato: "Solstizio di Sangue - Monte Grappa 15 giugno 1918", "La stretta finale - La battaglia di Monte Cornella e la conquista di Quero". Ha curato la prefazione del diario di Ludovico Lommi, "Da bersagliere ad ardito. Nascita, vita e vicende del XXIII Reparto d’Assalto".







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