ROBERTO ROSEANO | Intervista


1. Raccontaci la genesi di “Arditi d'Oro”. Quando ti è venuto in mente di dare vita a questo libro e perché hai deciso di non esserne l'unico autore?
La genesi è stata fulminante, durante un viaggio in auto con Antonio Melis, in data 15 settembre, dopo una presentazione a Bassano del mio libro “L’Ardito”. Avevo da poco terminato di scrivere “II-XXII Reparto d’assalto”, un volume piuttosto impegnativo e di tipo storico. Gli ho lanciato l’idea e l’ha sposata al volo. A quel punto ho iniziato a proporla ad altri “papabili”. L’idea, però, covava da qualche mese. Da un lato avevo già ipotizzato un lavoro di squadra per la realizzazione di un documentario sugli Arditi, che poi avevo deciso di rimandare al 2019. Dall'altro avevo partecipato alla stesura del libro “Eroi” della Grande Guerra, che ne prevedeva uno per ogni regione d’Italia. Avevo proposto e scritto in forma romanzata le vicende, già di per sé romanzesche, che avevano portato al conferimento della Medaglia d’Oro al Valor Militare ad Alessandro Tandura, veneto, tenente dell’XI Reparto d’assalto, primo paracadutista italiano. Date queste due premesse, era inevitabile pensare a un libro dedicato alle Medaglie d’Oro degli Arditi scritto a più mani. L’incognita era la disponibilità delle altre mani, ma contavo sul fatto che tra noi appassionati c’è molto spirito di collaborazione.

2. Come hai scelto il tuo all-star team di co-autori?
In questi anni sono venuto in contatto con molti esperti/appassionati di Grande Guerra e Arditi, alcuni già con esperienze editoriali. Nessuno, però, aveva mai scritto in forma romanzata. Eppure, con mia grande soddisfazione, hanno aderito tutti entusiasticamente, ma con il giusto timore reverenziale e con l’umiltà necessaria ad affrontare un terreno sconosciuto, il romanzo, e un argomento così delicato, i decorati al valor militare. Idealmente mi sarebbe piaciuto un autore diverso per ogni MOVM. Se non avessi deciso di fissare a novembre la scadenza per la consegna dei manoscritti, probabilmente ce l’avrei fatta. Invece, per ragioni di tempo e di impegni pregressi, alcuni hanno dovuto rinunciare al progetto. Per fortuna gli altri nove sono stati bravissimi a realizzare i capitoli necessari a concludere il libro in tempo utile. Del resto, dopo aver completato la storia del personaggio che avevano scelto, erano molto carichi e motivati. Devo dire che il risultato è andato ben oltre le mie più rosee aspettative, con narrazioni ricche di passione e fantasia, ma rispettose dei fatti storici.

3. Romanzare la vita di ragazzi realmente esistiti, che si sono coperti di gloria sul campo di battaglia, è un onere non indifferente. Il rischio di mancare di rispetto alla loro memoria è sempre dietro l'angolo. Come hai affrontato questa sfida?
Non è una sfida semplice, ma l’avevo già affrontata qualche anno fa scrivendo “L’Ardito”. Narrare le fatiche di guerra di mio nonno, estese su un ampio arco temporale, punteggiato da numerosi combattimenti e momenti altamente drammatici, era stato un notevole impegno fisico e psichico. Quindi questa volta ero già temprato. Per gli altri autori, invece, è stata una sfida più complicata. Hanno provato sulla loro pelle cosa vuol dire immedesimarsi in un personaggio reale che rischia la ghirba o che addirittura la perde in combattimento.

4. Raccontaci della scelta/e dell'ardito/i di cui hai narrato le gesta. Come mai proprio lui/loro?
Il racconto su Alessandro Tandura era già pronto. L’avevo proposto perché oltre ad essere un Ardito, la sua storia è davvero avventurosa e quasi unica nel suo genere. Non aveva mai preso un aereo, ma accettò il rischio d’essere paracadutato oltre il Piave per raccogliere informazioni sul nemico. Poi non potevo non scegliere il tenente Carlo Sabatini, l’eroe di Monte Corno Cima Battisti, visto che nei mesi precedenti avevo curato la pubblicazione del suo diario di guerra. Infine ho scelto il generale Oreste De Gaspari, comandante del 1° Raggruppamento d’assalto durante la battaglia finale, perché… era difficile.

5. Parliamo delle scelte narrative e stilistiche che hai adottato. Ci hai ragionato molto? Cosa ti ha portato a scegliere?
Tandura è stato molto facile, poiché mi sono basato sul suo bel libro “Tre mesi di spionaggio oltre Piave”. La narrazione è in prima persona, ma con un efficace artificio: i suoi ricordi di quanto avvenuto nei giorni o nelle settimane precedenti vengono bruscamente interrotti da un evento vissuto e descritto in presa diretta. Questo schema viene ripetuto tre volte, consentendomi di sintetizzare quanto avvenuto nei tre mesi dell’operazione.
Per Sabatini l’ambientazione è agli inizi dell’impresa di Fiume, un anno e mezzo dopo il fatto d’arme di Monte Corno. La narrazione non è affidata al protagonista, assente, bensì al suo fidato braccio destro, l’aiutante di battaglia Giovanni Degli Esposti, decorato con l’argento per quell'audace azione.
Molto più complessa è la struttura riservata al generale De Gaspari, con continui sbalzi temporali e con l’incrocio del suo destino con quello di un artigliere austriaco. In questo caso ci ho pensato molto prima di iniziare a scrivere.

6. Oramai ti si può considerare il Mecenate dell'arditismo. Stai facendo davvero tantissimo per mantenere viva la memoria delle fiamme nere. Ti sei mai fermato 1 minuto a fantasticare su cosa potrebbe pensare tuo nonno di questa tua missione? Sarebbe fiero presumo...
Mecenate finanziava gli artisti. Io ho semplicemente proposto il progetto “Arditi d’Oro” a persone competenti in materia o con un forte debole per gli Arditi, coordinando e stimolando il loro lavoro. A proposito il titolo del libro è stato proposto da Antonio Mucelli. Nella realizzazione di questo libro e degli altri quattro, la motivazione di far conoscere l’esistenza (!) e la storia degli Arditi è stata uno degli elementi trainanti.
Un altro è stato proprio mio nonno. Spesso mi è capitato di sollevare lo sguardo dalla tastiera e incrociare il suo, ritratto in foto con le fiamme nere. Confesso che qualche volta mi sono persino commosso. In questi ultimi tre anni credo d’averlo fatto piangere di orgoglio e commozione molto più spesso, ovunque egli sia.

7. Supponiamo io sia totalmente a digiuno di arditi. Da che cosa mi consiglieresti di iniziare? “Arditi d'Oro” potrebbe essere una buona scelta?
Piuttosto che un saggio storico, suggerirei di iniziare con un romanzo. “Arditi d’Oro” ne contiene addirittura diciotto! Inoltre, essendo racconti brevi, non più di 10 pagine, ciascuna storia può essere letta tutta d’un fiato senza interruzioni dell’onda narrativa. Il diverso stile narrativo dei dieci autori, poi, aggiunge un ingrediente in più. Ovviamente non posso non suggerire l’abbinamento con “L’Ardito”, il primo romanzo sui Reparti d’assalto negli ultimi 70 anni, vincitore nel 2017 della 50a edizione del Premio Acqui Storia.

8. E a proposito di libri, consigliaci un libro sulla Grande Guerra che dovremmo leggere a tutti i costi e perché.
“Il prezzo della gloria. Verdun 1916” di Alistair Horne. Un libro grandioso, come la battaglia che descrive. La più lunga della storia (10 mesi, dal febbraio 1916) e la più cruenta (oltre 700.000 perdite complessive, con la più alta densità di morti per metro quadrato). Una battaglia che paradossalmente poteva essere evitata (la conquista di Verdun non era strategica ai fini della vittoria tedesca), ma che ebbe un impatto fortissimo sul seguito del conflitto e persino sulla seconda guerra mondiale. Un libro scritto benissimo, dalla trama che si potrebbe definire incalzante e avvincente, salvo rabbrividire al pensiero che si tratta di fatti realmente accaduti. Il lettore viene continuamente trasportato avanti e indietro dai quartieri generali francesi e tedeschi al campo di battaglia tra le file dei due schieramenti, provando orrore sia per i massacri che per la mentalità dei generali che alimentarono quell'incessante mattatoio (il solo gen. Petain sembra salvarsi). Incredibile pensare alla dottrina francese dell'epoca, secondo cui ciò che contava per vincere era solo lo slancio vitale del soldato, armato di baionetta e sostenuto da qualche cannone da 75mm. Artiglieria pesante, mitragliatrici e aerei erano superflui, se non inutili. Scoprire in anticipo le intenzioni del nemico non era rilevante. Il soldato, in chepì e pantaloni rossi, doveva essere ben visibile affinché i tedeschi ne provassero terrore. Con questi inquietanti presupposti i francesi affrontarono quella tremenda battaglia scatenata dai tedeschi, che si risolse con una vittoria di Pirro.
Giunto all'ultima pagina del libro, non ho potuto fare a meno di iniziare a rileggerlo per apprezzare tutte quelle sfumature e quei dettagli che alla prima lettura potevano essermi sfuggiti. Imperdibile.

9. Che cosa ti aspetti da Arditi d'Oro? Come verrà accolto secondo te dai lettori? Il pubblico dei lettori di libri a tema storico è particolarmente esigente... dici che verrà promosso o verrà eletto a nuova Cazzullata di fine 2018?
Se è vero che “ogni scarrafone è bello a mamma soja”, è altrettanto vero che questo libro ha nove padri ed una madre. Il fatto che abbia superato il vaglio critico di tutti e dieci gli autori, dovrebbe essere garanzia di bontà del prodotto, che ha il duplice obiettivo di far conoscere gli Arditi a chi non ne sa nulla e di offrire agli appassionati una chiave di lettura un po’ diversa di quei fatti d’arme, ma nel rispetto delle informazioni storiche disponibili. I primi riscontri da parte dei lettori sono più che positivi. Spero divenga un “classico”.

10. Questo libro potrebbe avvicinare i ragazzi più giovani agli arditi oppure pensi che la Grande Guerra sia materia vietata per gli under 30?
In generale un romanzo di tipo storico ha un maggiore potere attrattivo rispetto ad un saggio. Salvo qualche eccezione, però, il target “under 30” è piuttosto impenetrabile da questa materia. Se da questo libro venisse tratta una serie Tv, allora sono certo che moltissimi giovani si appassionerebbero subito agli Arditi e molti di loro potrebbero persino leggere il libro! In caso contrario, temo che dovremo aspettare che divengano over 40, se non over 50, perché sorga in qualcuno di loro un interesse per la materia tale da indurlo a compiere lo sforzo sovrumano di leggere un libro dall’inizio alla fine.
Purtroppo nelle scuole la storia non viene insegnata in modo efficace e coinvolgente, con collegamenti con altre materie come la geografia e l’economia. Purtroppo viene dedicato più tempo alle guerre remote contro i Cartaginesi che a quelle, tutto sommato recenti, contro gli Austroungarici.

11. ll 2019 si avvicina... avremo modo di vederti ancora all'opera con carta e penna (o mouse e tastiera)? Cosa bolle in pentola?
Nel 2018 ho interrotto tre volte la stesura del sequel del romanzo “L’Ardito” per dedicarmi alla realizzazione di tre libri più urgenti: “Carlo Sabatini - Diario di Guerra 1915-1919”, “II-XXII Reparto d’assalto” e “Arditi d’Oro”. Quindi l’obiettivo è di potermi di nuovo concentrare sul nuovo romanzo che vede ancora protagonisti gli uomini del XXII Reparto d’assalto, in missione in Libia (1919) e in Albania (1920), ma anche coinvolti nell'impresa di Fiume, di cui il prossimo anno ricorrerà il centenario.
Inoltre, sempre in collaborazione con altri esperti della materia, vorrei realizzare un documentario sugli Arditi, che possa contribuire a farli conoscere meglio e a demolire tante leggende e sciocchezze sul loro conto, frutto di ignoranza o distorsioni ideologiche, che purtroppo stentano a morire.

NOTA BIOGRAFICA
Nato a Gemona del Friuli nel 1958. Ha conseguito la maturità classica a Mestre e una laurea in
scienze statistiche a Padova nel 1984. Dopo il servizio militare come ufficiale di complemento
nella Guardia di Finanza si è trasferito a Bergamo. Dal 1986 lavora a Milano nel settore della comunicazione pubblicitaria. Appassionato di fotografia, video, musica e viaggi. Nel 2013-14 ha scritto il suo primo libro "L’Ardito", basato sulle fatiche di guerra del nonno, Pietro, tra i primi volontari nei reparti d’assalto alla scuola di Sdricca durante la Grande Guerra. Nel 2017 il libro ha vinto la 50a edizione del Premio Acqui Storia nella categoria del romanzo storico. Ha realizzato altri libri sugli Arditi, ma di ricerca o divulgazione storica: "Arditi - Decorati e Caduti dei Reparti d’assalto, 1917-1920", "Carlo Sabatini - Diario di Guerra 1915-1919" e "II-XXII Reparto d’assalto". Amministra una pagina Facebook attraverso cui raccoglie e condivide foto, documenti e informazioni sugli Arditi della Grande Guerra.







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